martedì 21 gennaio 2014

Osservo l'interpretazione o interpreto l'osservazione?

A volte durante gli incontri di formazione mi sono trovato  a  riflettere ed a far riflettere  sulle  credenze di chi pensa, con convinzione assoluta, che i comportamenti, gli atteggiamenti, i modi di esprimersi  delle persone ci portino automaticamente a clusterizzarle  con certezza e ad individuare di quale tipo o "specie umana " fanno parte, rischiando , a mio avviso di tradire  del tutto o in parte la realtà' che li circonda, semplicemente interpretandola.
Specialmente nella vendita, il tranello nel quale il venditore mediocre ancora oggi cade e' rappresentato dalla sua interpretazione dei comportamenti , addirittura dall'abbigliamento che il cliente indossa stabilendo frettolosamente  di quale tipologia sociale appartiene e di conseguenza come approcciarlo e spesso a ignorarlo. Ma stando alla mera interpretazione dei fatti, restando in tema di comunicazione per fornirti anche con questo post uno strumento reale, occorre stabilire una semplice ma importante differenza che riguarda il nostro modo di comunicare, cioe' la distinzione tra:

  •  le affermazioni di fatti 
  •  le affermazioni di inferenza ( come dire....trarre  le conclusioni) 
Nelle affermazioni di fatti ci limitiamo a dare la descrizione di quanto abbiamo osservato o ascoltato e sono limitate al numero; in quelle di inferenza, invece illimitate, andiamo al di la' di cio' abbiamo ascoltato ed osservato e potremo farle in ogni momento.

Voglio essere più' chiaro; osservando la foto  potremmo affermare che l'attore (?)...( appero'! ):

 - porta la mano sinistra sugli occhi
 - sullo sfondo c'e' un orologio
 - appaiono solo quattro dita

Semplicemente queste, e poche altre, sono affermazioni di fatti e come vedete, numericamente sono limitate; le affermazioni di inferenza invece potrebbero essere:

 - e' stanco
 - ha mal di testa
 - e' malinconico
 - massaggia gli occhi
 - si sta concentrando perche' e' di fronte ad una terribile traduzione in lingua inglese
 - non si e' accorto del tempo passato ( per forza l'orologio e' alle spalle!)
 - ...gli e' capitato qualcosa di brutto, ha una smorfia di pianto
 - non vuole farsi vedere in foto, ..sai la privacy...
 - da quanto non fa la barba?

Potrebbe  essere  che una di queste affermazioni sia reale , ma quale sara'?
E' evidente che fare  inferenze e' molto frequente poiché non siamo sempre a conoscenza del nostro interlocutore  e della sua sfera affettiva o non siamo in grado di poterle osservare, percio' sono inferenze le affermazioni degli stati d'animo espressi da chi non li prova.

Per non cadere nella trappola di fare inferenze e' necessario utilizzare lo strumento - ancora una volta, renditi conto della superpotenza della domanda: "come lo so? come posso pensare che sia proprio come dico? ", così grazie a questa riflessione  ci rendiamo conto se  se stiamo utilizzando la proiezione di noi stessi ed abbiamo attribuito agli altri cio' che proviamo insieme  ai nostri sentimenti  che sono  e rimangono solo nostri e che potrebbero avere mille altre motivazioni, oltre a quelle che abbiamo pensato.
E non tralasciamo anche le inferenze che riguardano le previsioni del futuro: "domani sicuramente ti pentirai di cio' che hai fatto!"; " se continua così...se ne accorgerà'..."!

Non demonizzerei del tutto l'inferenza se nella nostra comunicazione volessimo inserire gli elementi di influenzamento reciproco ma un'inferenza non verificata potrebbe pericolosamente compromettere le relazioni ed innescare comportamenti che potrebbero portare a distorcere la percezione fino al punto che i nostri punti di vista diventano praticamente solo negativi.

"Giudica un uomo dalle sue domande, piuttosto che dalle sue risposte" VOLTAIRE

Nessun commento:

Posta un commento